giovedì 5 giugno 2014

4.4) Respiratori artificiale

"All'ospedale di Istanbul, dove mi avevano attaccato ad un respiratore" 
(Cap 80, pag 530)



Il respiratore, in ambito medico, è un apparecchio che in caso di paralisi oppure di grave compromissione dei centri nervosi del respiro permette di mantenere a lungo e artificialmente, i movimenti respiratori, esercitando sul torace e sull’addome del soggetto un’azione alterna e ritmica di compressione e di depressione. 

Un tipo molto noto, è detto comunemente polmone d’acciaio, costituito da una camera cilindrica che accoglie tutto il corpo del soggetto, eccetto il capo.




Il dispositivo usato per il nuoto o la pesca in profondità, è detto più comunemente autorespiratore o respiratore subacqueo: a seconda del sistema di funzionamento, si hanno respiratori a ciclo aperto, che espellono l’aria espirata all’esterno, ed a ciclo chiuso, che riutilizzano la stessa aria espirata. I primi sono collegati a bombole di aria, che costituiscono riserva, permettendo la respirazione per un certo periodo di tempo attraverso un erogatore; i secondi a ciclo chiuso depurano l’aria mediante appositi filtri e ricostituiscono l’ossigeno prelevandolo da bombole.




Il dispositivo usato per le ascensioni alpinistiche e in aviazione (detto inalatore d’ossigeno) differisce dai precedenti in quanto deve mantenere costante, in qualsiasi condizione, la pressione parziale dell’ossigeno nei polmoni del soggetto, miscelando grazie ad un regolatore, fino a una certa quota, l’aria esterna con l’ossigeno prelevato da bombole o da contenitori di ossigeno liquido ed erogando ossigeno assoluto per quote più elevate.

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